venerdì 18 aprile 2008

cliccami




parto

I'm staring out into that vaccum again
From the back porch of my mind
The only thing thats alive
I'm all there is

And I start attacking my vodka, stab the ice with my straw
My eyes have turned red as stoplights, you seem ready to walk
You know I'll call you eventually, when I wanna talk
'Til then you're invisible.

'Cause theres a switch that gets hit and it all stops making sense
And in the middle of drinks, maybe the fifth or the sixth
I'm completely alone at a table of friends
I feel nothing for them. I feel nothing, nothing

Well, I need a break from the city again
I think I'll ship myself back west
I got a friend there, she says, "hey, any time."
Unless that offers expired, I have been less than frequent
she's under no obligation to indulge every whim
And I'm so ungrateful, I take, she gives and forgives
And I keep forgetting it

And each morning she wakes with a dream to describe
Something lovely that bloomed in her beautiful mind
I said "I'll trade you one for two nightmares of mine
I have some where I die, I have some where we all die."

I'm thinking of quitting drinking again
I know i said that a couple times
And I'm always changing my mind, well, i guess i am
But theres this burn in my stomach and theres this pain in my side
And when I kneel at the toilet
And the mornings clean light pours in through the window
Sometimes I pray I don't die
I'm a goddamn hypocrite

But the night rolls around and it all starts making sense
There is no right way or wrong way, you just have to live
And so I do what I do and at least I exist
What could mean more than this?
What would mean more?
Mean more?
ohhhh

(Hit the Switch
Bright Eyes)

infame.zerozero


*
Originally uploaded by sonia de spa
Ho bisogno di scappare di tollerare meno, di non essere buono di non accettare, di andare nella mia casa di Portland perché ho una casa lì, mi ha detto un amico. Ho bisogno che esistere basti, che le gonne sanguinino a centinaia, di nuovo, che le femmine aprano le gambe quando danzano, ho bisogno che il taglio si riapra, dito per dito. Ho bisogno di odiare, ho bisogno che sia lei a entrare nell'armadio al buio quando abbiamo 11 anni, che sia lei a dire che sa come fare. Ho bisogno che sappia afferrare dentro le persone, che Giulietta non sia più Giulietta. Ho bisogno di incontrare Angelina che schiacciava le pulci ai clienti e avrebbe risvegliato un morto. Ho bisogno di una puntata numero uno e della due, la tre e la quattro, ho bisogno che Milano sia quella della pioggia con il sole, di piangere lacrime quadrate e di non farmi più strappare il cuore. Che il disprezzo sia meglio di niente, di eguagliare gli dei come in una tragedia, senza mai indurirmi il cuore. Ho bisogno di sedermi con i tasti uncinati ai polsi, di un urlo che fa di dio la mascot appesa alle chiavi. Ho bisogno dell'adolescenza, del panico e del potere. Ho bisogno che faccia male, da morire, che non sia mai facile, mr. Chinasky. Di trasformare tutto in cadaveri. Ho bisogno di strappargli un orecchio, in sostanza che il canale si riapra, che nonostante tutto scorra fino in fondo e che non ci sia più questo fottuto modesto credere che mi ha stancato.

mercoledì 16 aprile 2008

Lingue Assassine


Chi di lingua ferisce...
Originally uploaded by justnerve
Vietato l'accesso. Questa proprietà è stata condannata.

Vado al Rocket, a Milano. Adoro la tappezzeria, sul serio. Mi sembra sempre di essere nel salotto di mio zio a Biassono, che è la casa dove un po' sono cresciuto, andavo a raccogliere le ciliegie sui suoi alberi e non sono mai caduto. Bevo, non ricordo quanto, ma ricordo che appena arrivato qualcuno mi offre un bicchiere rosa mezzo pieno di liquidi. Bevo ancora. Comincio a sciogliermi quando mi mettono una parrucca colorata che se mi vedessero i miei cugini di Biassono - i figli di mio zio di Biassono, quello delle ciliegie - è probabile mi prenderebbero a sassate. Ma tant'è, io sono uno che si mimetizza bene. Avete presente Zelig, il personaggio di Woody Allen?
Faccio un po' di foto, conosco gente che non capisco e con cui non mangerei una pastasciutta nemmeno per evitare la dannazione eterna. No, manco con la dj pornodiva. Una ragazza mi blocca fuori dai bagni, mi racconta che vorrebbe andarsene, le dico scappa. È giovane, carina e sa il fatto suo come tutte le ragazze che ho conosciuto di recente. Dico, scappa. Dopo le ultime elezioni mi viene da dire anche, scappa in fretta. Vero, qui ci sarà da ridere per cinque anni e non è una cosa da poco. Ci tiene su il morale. Ma il futuro? I sogni? Dio, che parole orribilmente sfigurate. Punti di vista? Mi piace molto di più, suona nuova.
Le dico, ti faccio una foto. Fammi la linguaccia, dico, bleah, fa lei. E quando arrivo a casa scopro l'oggetto, il punctum, il segreto. Un lucido, lucente e liquido piercing.

Ti cambia tutto il punto di vista su una donna, una cosa così. E io sto ancora cercando il punto di vista nuovo sull'altra parte del cielo. Di qui, comunque, piove a dirotto.

Poi mi addormento e sogno mio zio che mi chiede perchè in inglese non esiste una vera parola per definire il nostro 'furbo', mentre sono fermo alla frontiera della Repubblica Democratica Tedesca su una cinquecento usata dove dorme il mio amico Ale accanto a uno cui ho appena sparato. Mi sveglio. Ci penso su. Io non ho mai avuto una cinquecento.
La mia ragazza si lamenta nel sonno. Sogna di macelli e gente che si strappa a morsi un tendine dall'avambraccio, subito prima che una parata di fenicotteri rosa su trampoli arrivi cantando e ballando per portarla nel regno della regina gufo.

Mi vengono in mente tre parole. Ballare. Cantare. Cardigan. Solo una di queste ha a che fare con la morte e in fondo quello che ho capito è che non c'è stata sconfitta. Perché non c'era nessuno in gara. Forse, ma solo forse, sarebbe il caso di uscire della prigione in cui ci hanno messo da quando siamo nati. Ribaltare la posizione, immaginando che Dio sia la totale immoralità umana (scusa Albert). Se ti cuciono le palpebre quando nasci ti marciscono gli occhi. E per le promesse del cuore? Quanto devono essere spessi ago e filo?

lunedì 14 aprile 2008

Writers Death Race



È cominciata. La corsa di scrittori più pazza del mondo.
La trovate qui.

Insultate, applaudite, votate, insomma leggete. Fatevi un giro a 300 all'ora e ritrovatevi il cuore in bocca per una frenata al limite.
E sì, ci sono anch'io.

sabato 12 aprile 2008

winter song


luglio 07
Originally uploaded by overperception
"Conservo di nascosto sempre lo stesso smalto". Do you get it?

C’è una in Jones street, sbattuta in un angolo. È avvolta per metà, la metà che non si vede, in un sacco a pelo verde militare che solo a guardarlo puzza come una fogna a cielo aperto. Si accende una sigaretta. Il tipo che quando ti prende tra le cosce ti ingoia come un croccantino per cani. Sta parlando, ma a nessuno in particolare. Racconta la storia di due cinesi. Dice che le ha conosciute a Shanghai e che Shanghai non esiste.

— Non è come San Francisco, ok? — dice — A Frisco te ne vai sotto il Bay Bridge, ti siedi sul molo, mangi un doppio col formaggio e ci sono quei rompicoglioni dei gabbiani, e hai un buco nella maglietta così grande che sembra un bikini, però tu lo sai che sei in un posto che esiste, giusto? Che un pomeriggio sulla spiaggia a cercare bottiglie per farti qualche soldo ce lo passi sempre. Ma Shanghai no. Shanghai non c'è. È una cazzo di città fantasma. Non ci vive nessuno in quel posto, è solo per i turisti che cercano di fottere a buon mercato e basta.

La ragazza si accende un'altra sigaretta. Dice che le sue amiche a Shanghai ci sono andate per i turisti americani. — Cercano di farsi portare via, perché farsi portare via da un americano è meglio che restare a vivere in un buco che non esiste. Una sera le ho viste bere con due uomini. Si vendevano per 100 dollari, ma i due uomini non ne volevano sapere di pagare 100 dollari, volevano solo portarle a fare un giro. E dicevano e dicevano che è tutto ok, che facevano loro.
— Quelli non erano di sicuro americani, perché io sono americana, e quelli non parlavano neanche per sogno la mia lingua, gli ho detto. Quei tipi sono russi, poco ma sicuro. Erano venuti a cercare merce da vendere, chiaro?
— Adesso viene il bello. Le cinesi lo sapevano. Cazzo sì, sapevano che non erano turisti americani, e come andavano le cose! E hanno detto che fa niente, che andava bene lo stesso. Gesù. Che essere merce è essere qualcosa, invece che un cazzo niente. E io non sapevo che dire. Non so che altro dire.

Le luci di Jones street si spengono e riaccendono, la gente urla, ride, bestemmia in italiano. Fa meno freddo di ieri e domani farà meno freddo di oggi. La ragazza con il cappello si accende l'ultima, poi restituisce l’accendino a un uomo in piedi vicino a lei. Lui si piega, le sfiora i capelli con delicatezza e le dice puttana, baciandole la punta delle dita della mano.