lunedì 30 novembre 2009

Questa Casa è Tutta da Bruciare



Preso dal lavoro
(c'è un ENORME progetto in ballo e come tutti i progetti che contano è un lancio nel vuoto senza soldi né garanzie - e poi ci sono i lavori da chiudere, la sceneggiatura di Toy Story 3 che richiede energie supplementari, è difficilissima, come chiudere un elefante in una lavatrice, e la graphic novel di Alice da seguire nei suoi ultimi passi con il making of e l'introduzione) insomma con la testa persa di qua e di là ho abbandonato un poco il blog. Ma ora torno. Per dire una cosa (e poi per continuare, certo). Ma stanotte mi preme dirne una.

Mi è venuta mentre vedevo il telegiornale (volete davvero un riassunto delle stronzate che riescono a dire?) e scorrevo poco dopo le notizie in rete (Mafia, Russia, Iran, Obama che a sto punto potevano dargli il premio nobel in medicina leggo), mentre controllavo i messaggi su facebook e le mail, mentre ero al telefono e seguivo blob con Vespa e la sua casetta in Canadà. Mi è venuta questa cosa. Devo chiedere scusa a George Lucas.
Tutto qui? Yes and no.
Intanto perché? Perché Guerre Stellari ha sempre ragione. Anche quando fa schifo. Pensateci.

C'è questo qui, che è lo Jedi più fico dell'universo. Piccolo e verde e con dei grossi problemi di grammatica, ma è forte come nessuno. E saggio. E dopo una scaramuccia con, non dico il cattivo, ma lo sguattero del cattivo, insomma dopo una scaramuccia in cui non ha perso, hanno pareggiato, be' lui si ritrova in dubbio serio. E valuta.
Da una parte l'impero che sorge. E non è una cosa bella si è capito a suon di omicidi e brutta roba simile. Dall'altra la vecchia repubblica, il valore dei Jedi, la loro sapienza che rischia di andare perduta. E lui che fa? Lui, che è quello in cui noi riponiamo tutte le nostre speranze - di spettatori e non solo - lui che gli urliamo "spaccagli il culo, Yoda!", bè lui se ne esce con questa roba:

"In esilio devo andare: fallito io ho."

Ora. A parte che non hai fallito ancora, scimunito. E a parte che, cazzo, almeno muori sul campo di battaglia prima di lasciarci nella merda. Vabbé, a parte queste cosucce, perché te ne vai? All'epoca non compresi questa decisione. Ora sì.

Perché a un certo punto è davvero il caso di lasciare tutto e sparire su un pianeta senza tecnologia, forte del Lato Oscuro, a casa vostra. Vaffanculo. Avete già vinto. Posso solo aspettare che venga un giovane da me, su Dagobah. Uno che è destinato a diventare tanto potente come Jedi come voi omuncoli non potete manco sognarlo. E io lo allenerò a farvi un mazzo così. A strisce, a pallini e rosette. E per voi sarà finita e l'universo sarà salvo. Un giorno. Ma non oggi.

Oggi hanno già vinto.
N'est-ce pas?

lunedì 26 ottobre 2009

Lost in Disillusion


Se fossi uno con il potere, e non lo sono, ma se fossi uno che ha bisogno di mantenere il controllo, di conquistare spazi e impedire ribellioni perché mi piace la sottomissione imbecille, se fossi uno così e volessi tutte le regioni di un paese dalla mia parte, per dire, per prima cosa mi procurerei un video rubato del presidente di una di quelle regioni. Un video pesante, uno di quelli che non si può far finta che non ci siano. E lo manderei ai sottoposti dei sottoposti dei miei sottoposti. Ma non farei sapere chi l'ha mandato. Userei una trans come tramite, poi la farei fuori, tanto chi ci bada?
E a questo punto lo farei ricattare per bene, quel presidente, e con i soldi ungerei il meccanismo dei sottoposti. Poi farei scoppiare la bomba.
BAM
E pianti e crisi e al suo partito che già è a pezzi ci polverizzerei i resti. Poi a un certo punto, se fossi uno con il potere, siccome il potere e l'autorità sarebbero tutto per me, ma di più lo sarebbe la minaccia concreta, a un certo punto farei una dichiarazione pubblica così, dal nulla. Che nessuno avrebbe manco pensato di additarmi o nominarmi. E io mi ci infilerei invece. Dicendo una cosa tipo:
Cioè io lo avevo avvertito. Gliel'avevo detto che avevano un video su di lui.
Così chi vuole capire capisce. Capito?

Ma io non sono un cazzo, io mica ce l'ho il potere. Sono uno che non gliene frega niente di cosa fa la gente a letto che sono affaracci suoi. Io invento storie e persone per lavoro. E basta.
E questa è solo una storia con delle persone.

giovedì 15 ottobre 2009

tUPolino


Ultimora.
Sul numero di questa e della prossima settimana di TOPOLINO troverete la graphic novel "UP", ovvero l'adattamento a fumetti del nuovo film della Pixar - sceneggiato da me e mirabolamente disegnato da Emilio Urbano e Luca Usai (+ colori spettacolari di De Giuseppe, Fontana, Kawaii, Scolari e Vogt).

E non è venuta affatto male, secondo me. Leggendola mi sono sorpreso. Un poco, senza esagerare, sono migliorato. Fare questa cosa, adattare una storia in progress dallo schermo alle vignette, mi ha fatto imparare tantissimo sul fumetto. E mi ha fatto andare nei Pixar Studios già 3 volte.
Che dire, sono contento.


(poi la smetto di bullarmi, promesso)

mercoledì 7 ottobre 2009

103


In edicola c'è il numero 103 di W.i.t.c.h. e l'ho scritto io e sembra che non sia venuto tanto male.
Mi hanno scritto per dirmi che era tempo che non leggevano una storia così delle cinque ragazzine con poteri magici e ne sono molto felice. La cosa divertente è che ho impiegato un terzo del tempo che di solito impiego a scriverle. Forse anche meno. Molto meno.

Un sacco di anni fa, alla radio, sentii un'intervista a Bob Dylan. Che diceva che Like A Rollin' Stone l'aveva scritta in mezz'ora, una notte di tanto tempo prima. E se per un secondo mi sembrò il solito presuntuoso etc, il secondo dopo aggiunse una cosa tipo: "cazzo, non mi riesce più. Adesso impiego dieci volte tanto e scrivo canzoni che non valgono niente."
Non me lo dimenticherò mai, il tono di quel "non mi riesce più".

Funziona davvero così. Che le cose migliori le fai senza pensare, così. Come vengono vengono.
E vengono da sole.

domenica 27 settembre 2009

Sunday Afternoon


"Siate ordinati e meticolosi nella vostra vita borghese così da essere violenti e originali nella vostra arte."

Flaubert (via micronemo) (via chettimar) (via lapupachasonno)

Un imperativo che ho sempre trovato più che condivisibile. Detesto il “maledettismo”

Sunday Morning


"E’ ora che gli italiani scendano in piazza a protestare contro se stessi."

Aldo Busi (via progvolution) (via lapitzi) (via placidiappunti)

Cazzo, è una delle cose più vere che ho letto negli ultimi 150 anni.

(via thecomedian)(via hneeta)(via rispostesenzadomanda)(via scriptabanane)

(via bidonica)

mercoledì 23 settembre 2009

Non è Paese




Guardo, per sbaglio, due minuti di Studioaperto (a questo proposito vi consiglio caldamente questo blog). Ora.

Al di là della notizia sull'approvazione dell'emendamento sullo scudo fiscale, data senza accennare in nessun modo al non-voto del PD che ha abbandonato l'aula e senza nemmeno un chiaramente noiosissimo approfondimento per spiegare che diavolo stanno combinando - di nuovo - i silvidioti (leggete qui), al di là di questa notizia, dicevo, c'è un altro servizio che mi ha colpito profondamente. Quello sui disturbatori TV.

Si parte con il simpatico video di Striscia la Notizia, quello sul trio di giovani virgulti dell'Italia contemporanea intenti a calarsi i pantaloni e mostrare le natiche alle telecamere del TG1 mentre una giornalista sta facendo il suo lavoro. E subito si tranquillizzano gli spettatori dicendo che va tutto bene, perché, diciamolo, succede anche alla CNN. E se succede alla CNN...
In quel momento partono i video sui terribili disturbatori anglosassoni.
I quali (ma forse non se ne sono accorti perché a Studioaperto ne sanno di inglese come la Ventura e gli autori di Quelli che il Calcio ne sanno di musica), i quali, dicevo, sono persone elegantemente vestite che spiegano in tono fermo e pacato al giornalista di turno che loro, per essere a quella convention, hanno sborsato fior fior di quattrini e ci terrebbero a sentire cosa viene detto sul palco senza essere disturbati dalle chiacchiere microfonate di un giornalista.

La conduttrice mediasettica sorride e chiude il servizio con una battuta. Il mio cervello riepiloga i due concetti:
- disturbatori del Mondo Anglosassone 2009 = fatemi ascoltare in pace
- disturbatori dell'Italia 2009 = facciamo vedere il culo in tv, dai

Grazie Studioaperto. Grazie. Ancora una volta e per sempre. Grazie per queste perle sull'Italia di oggi.
Non è paese gente.

giovedì 17 settembre 2009

E andiamo...



Sono tornato,
al blog, a Milano, alla casa nuova da rifare, al paese degli allegri vidioti. A Patrick Swayze, a Jim Carroll e Mike Bongiorno. Alla china dei pazzi bassi e calvi che vanno in giro con i rialzi e fanno i trapianti di capelli, alle delusioni ideali dei sognatori con l'iphone e alle paure sentimentali dei paurosi innamorati.
Sono tornato con la testa piena di immagini che mi viene via la vista a lasciarle andare senza guinzaglio e museruola. L'outside lands festival, il burning man, le strade di San Francisco.
Un pezzo alla volta.

Ho visto INGLORIOUS BASTERDS (ATTENZIONE - piccoli - SPOILER) e nonostante non ci sia un sentimento a pagarlo oro, nemmeno un vero messaggio a dirla tutta, questo è uno dei film più belli che abbia visto di recente.
Sono tre ore e non ti accorgi nemmeno, arrivi alla fine e ti chiedi "come? è già finito?". Attori da brividi, motaggio e piani alla Sergio Leone, musiche e didascalie alla Kill Bill (auto-citato più di una volta e letteralmente), senza un protagonista vero ma con tutti al centro dell'azione, pieno di stasi e movimento, dialoghi feroci e perfetti e lunghi che non te ne accorgi e te li rireciti un secondo dopo e mazzate sui crani nazisti che applaudi come un bambino. E i buoni perdono e i bastardi vincono, da ambo i lati. Be', più o meno. E alla fine, alla fine non ve lo dico quanto si è divertito Tarantino con l'ultima battuta.
Questo film è una cosa come quando sei sotto il sole di Agosto alle due in punto, che preghi per una folata di vento e sudi come una grondaia e hai le labbra così secche che potresti grattuggiarci il tek. E ti portano una coca cola gelata, di quelle con le goccioline fuori che sembra un miraggio. Ecco. Vedere Inglorious Basterds è bersi quella coca cola e dirsi "ne voglio un'altra. Subito. Adesso."
Ovvio, se lo vedrete doppiato in italiano allora vi perderete tutto. Perché nel film si parla in inglese con accenti, perché i francesi e i tedeschi dichiarano di parlare in inglese quando lo fanno e perché Brad Pitt parla in un meraviglioso italiano a un certo punto e questa voglio proprio vedere come la risolvono. Per una volta aspettate il dvd, scaricatelo o cercate uno di quei santi cinema che lo fanno in originale. Per una volta.

Ho visto anche DISTRICT 9 e ho da dire solo questo. La prima metà è come il trailer, poi diventa un brutto film di fantascienza. Ma brutto forte, eh.



Presto comincio la mia mobile-story sul viaggio - poi a un certo punto cerco di capire se è il momento di far cadere la tigre (in senso Biagiano del termine) scopaiola o dobbiamo ancora sorbirci le stronzate di porta a porta & co..

venerdì 26 giugno 2009

Tranquillize


Michael Jackson non c'è più. E non c'è più nemmeno Farah Fawcett.
E non è perché non ci sono più Michael Jackson e Farah Fawcett. È che non c'è più un pezzo della mia infanzia.

Quando ascoltavo thriller, quando tentavo inutilmente di imparare il moonwalk, che non ho mai dimenticato come si faceva ad accendere i marciapiedi e mi sono accorto che se esisteva uno così, uno con la pelle bianca e il volto sfigurato allora c'era spazio per tutte le diversità, allora per l'essere umano c'era ancora speranza. Una speranza nascosta sotto gli alberi delle zucche con gente con le mani di forbice e le teste d'ostrica. Gente con gemelli attaccati al corpo e i piedi da elefante. Francamente la perfezione non l'ho mai sopportata.
E non c'è più Jill delle Charlie's Angels. Questo è.

Quindi io sono cresciuto. Sono grande. E sono all'inferno. Adesso capisco cose che non preferirei non capire. Tipo che si proibisce l'educazione sessuale nelle scuole per ovvi motivi - fino a che punto la chiesa cattolica riesce a farsi tenere la bocca chiusa con queste concessioni? - tipo che la narrativa mondiale ha perso qualsiasi potere di incisione sulla società, qualcuno ce la fa a dire qualcosa di potente o siamo davvero morti? Tipo che non c'è nemmeno uno stronzo che ci guidi, nessun movimento culturale di ribellione che faccia esplodere idee come bombe. Vi siete chiesti in che modo si stanno ribellando gli adolescenti? Dove scaricano, bruciano, deflagrano quell'energia in eccesso che si ritrovano dentro?
Siamo impantanati in un'epidemia di schifosa meschinità. E la crisi, quella vera, deve ancora arrivare. E farà male. Presto ci sarà un sacco di gente a spasso, gente che non si accontenta che vuole ciò che non ha e non sa perché non ce l'ha. Gente incazzata che non saprà cosa farci con quell'incazzatura perché ha passato gli ultimi quindici fottuti anni a sentirsi addormentare i sensi dalle stesse persone, dalla stessa persona. E in quel punto della storia ci sarà spazio per gli estremi, biechi ma ignari sfruttatori che butteranno benzina sulle ceneri. E dio solo sa cosa può succedere. Forse esagero, perché no, ma la mia idea è che se copri la pentola e metti l'acqua a bollire non è che poi l'acqua evapora tutta. Di solito a un certo punto esce dalla pentola. Fa saltare il coperchio. E ti scotti.

Mi sono fatto un paio di domande. Mi sono chiesto perché nessuno dice niente quando un presidente del consiglio di un paese civile si comporta chiaramente come un criminale. Mi sono chiesto come, con tutta l'informazine libera di internet , la chiesa cattolica sia ancora così rispettata nonostante i compromessi cui scende ogni giorno con questo governo che a confronto le indulgenze erano roba sacra. Mi sono chiesto perché la gente di sinistra che conosco attacca la classe politica, disprezza fino a star male il presidente del consiglio e invece la gente di destra che conosco - e quelli che vedo ogni giorno su Facebook - disprezzano la gente di sinistra, la odiano, ci sputano sopra. Non la classe politica di sinistra, la gente. È una differenza mica da poco. E mi sono chiesto cosa devo fare, se in questo momento cercare altro, cercare di andare oltre il guadagno momentaneo, l'appagamento da poco abbia senso. Se non convenga accontentarsi.

E mi sono risposto.




Mia: I never intended to be famous, but I do like being the center of attention. It feels just like I thought it would. Totally f***ing great.
Hank: But it's gonna go away.

lunedì 22 giugno 2009

Soffocare




Sto soffocando. Non mi resta poi molta aria.

Sarà per le feste di quelle povere stupide che sognano la tv, i soldi, la fama e se la spassano con il presidente di turno nei cessi dei palazzi del potere, che no, non lo stimo perché ancora ce la fa, mi fanno schifo loro che per cinque minuti di niente venderebbero anche... cosa? Non c'è rimasto più niente da vendere. La verità è questa.

Sarà per un referendum affogato nella bava della Lega che esulta propinando ignoranza come rispetto, applaudendo alle piccolezze, rimpicciolendo le parole.

Sarà per una ragazza, una delle tante, che muore in diretta su youtube. Esultiamo! Abbiamo sdoganato la morte finalmente. Ora si esporta colando di rosso da occhi e bocca in un paese come tanti, dove non si capisce mai chi ha ragione, dove si lotta per idee che forse un giorno poi sono sbagliate.

Sarà perché nel mio lavoro ogni giorno mi sento dire che quello che faccio è sbagliato perché - sai - quelli che in America decidono non ne sanno molto di fumetto e bisogna avere pazienza. O perché il prodotto che hai fatto è per poveri intellettuali come te - che mi ricorda vagamente il poveri comunisti di Berlusconi - mentre un bambino di 8 anni vuole cose più semplici con le parole grosse e le immagini grosse. Così il testo è ancora meno e non fanno fatica. Così lo vendiamo di sicuro. Poi va male e allora si ricomincia da capo con qualcos'altro. Applausi e bonus come se piovesse.

Combatto una battaglia persa probabilmente. Ma sono sicuro che in questo paese qualcosa non vada, e sì siamo noi, che se non ricominciamo a dare alla gente non quello che vuole ma quello che non sa di volere, se non li stimoliamo, se non facciamo circolare le idee ci ritroviamo tutti a Villa Certosa a ubriacarci aspettando il nostro turno nel lettone grande.

Francamente non mi sta bene.

sabato 6 giugno 2009

Si Può Fare


Non ho intenzione di dilungarmi con discorsi che annoierebbero e basta. Parlo con i numeri, come i miei nemici. Dati alla mano, pallottole in canna, soldati in campo, chiamateli come volete.
La qualità è la via. Scrivere, animare, sceneggiare, disegnare, girare (etc etc) belle storie, nuove storie, storie che nessuno prima aveva tentato di fare, con un cazzo di senso, seguendo una morale, o anche solo la propria promessa del cuore come la chiama McCarthy è la via.
Punto e basta.


SI PUÒ FARE (immaginatelo urlato da Gene Wilder, please).
Leggete qui sotto per capire che diavolo sto dicendo:









Ecco. Lo so, non ci sono né la Dreamworks né la Disney vera e propria, ma considerato che la prima fa 5 film ogni 2 anni con lo stampino - perché per loro la quantità conta più della qualità - e che la seconda ricomincia quest'anno a fare film in animazione tradizionale con The Princess and the Frog direi che non c'è storia.

Così, leggendo questi numeri, mi viene da dire che c'è ancora speranza là fuori.

Grazie a Cineblog, anyway.

venerdì 5 giugno 2009

Venghino 'Siore 'Siori


A grande richesta, si replica!
Domani dalle 18:00 sarò alla libreria di via Volta, a Erba (CO), per presentare il mio libro Facebook: domani smetto edito da Castelvecchi.
Venite munite e muniti di tutto quello che serve - che non so cosa sia ma voi portatelo lo stesso. A moderare l'incontro Micol Arianna Beltramini e Adriano Barone. Due contro uno, se ne sentiranno delle belle.

A seguire aperitivo all'Angolo dei Gaudiosi, che già dal nome promette bene. Io sarò lì per bere e insultare i passanti con voi.

Vi aspetto, sul serio.



p.s. ne approfitto per regalarvi anche la scansione del mio pezzo uscito su D di Repubblica.



Mi sento molto Paul Varjack

domenica 31 maggio 2009

Up Up Up in the Sky!


È uscito.
Qui trovate le prime recensioni. È un film strano, che ti fa piangere all'inizio invece che alla fine. Ma non è di questo che volevo parlare.
Nel mio piccolo anche io ho fatto parte di questa cosa. Con la graphic novel (disegnata dai bravissimi Emilio Urbano e Luca Usai) che ho adattato per il Global Publishing della Disney Italia.

È sempre complicato e bellissimo lavorare in contemporanea alla produzione, leggersi la sceneggiatura quando ancora non ci sono immagini e sai che ti cambiaranno un sacco di scene in corsa; andare in Pixar a febbraio, nell'ufficio di Kat, e guardare il film con pezzi di storyboard e 3D non renderizzati; prendere appunti e commuoversi insieme a Chris perché non hai scelta è così che ti prende; andare a pranzo e rendersi conto che l'ideale esiste, che un posto che dici tanto non esiste – per evitare di renderti veramente conto di come stanno le cose qui da te, o, dio non voglia, cercare di cambiarle – be' un posto così lo hanno messo in piedi davvero. Con la stanza dei cereali, con la palestra, la piscina e il campo da beach volley per le pause pranzo. Con proiezioni dei film migliori in circolazione cui tutti sono invitati, con registi come Hayao Miyazaki e Michel Ocelot che vengono a fare incontri, ci puoi parlare delle storie e capire come si fa a farle bene, come nessuno le ha mai fatte prima. E siccome un posto così c'è, io l'ho visto, c'è pure il caso che noi si riesca a cambiare questo di posto, dove viviamo noi. Che sia la tua casa, il tuo posto di lavoro o l'Italia intera.

Qui sotto una piccola preview delle prime due tavole del fumetto (layout e clean-up + colore) che troverete in edicola presto.


sabato 30 maggio 2009

Io Punto il Dito


È successo questo:

No di Einaudi al nuovo libro di Saramago
ROMA - Einaudi non pubblicherà il nuovo libro di José Saramago in cui il premier italiano viene definito "delinquente", "corruttore", e paragonato a "un capo mafioso". Lo sostiene L'Espresso, nel numero oggi in edicola, e lo conferma la casa editrice con un comunicato: «Certo - si legge nelle ultime righe -, c' è poi il non trascurabile dettaglio che l'Einaudi è di proprietà di Berlusconi. Sarebbe allora grottesco che la casa editrice si facesse convocare in giudizio per diffamazione dalla sua proprietà con la certezza di venire condannata». Il libro del Nobel è uscito a fine aprile in Portogallo, patria dello scrittore, e in Spagna. S' intitola Il quaderno, come il blog che l'autore ottantasettenne tiene dall' anno scorso su Internet, ed è composto dai testi pubblicati sul web tra il settembre 2008 e il marzo 2009. Il libro non pubblicato da Einaudi uscirà da Bollati Boringhieri a fine anno. L'ultimo romanzo di Saramago, Il viaggio dell'elefante, è arrivato in libreria due mesi fa: è il quinto titolo più venduto di Einaudi.

Per dirla come Mario Portanova su L’Espresso (via booksblog e paulthewineguy):

Certo, nessun editore al mondo manderebbe in libreria testi che parlano male, e così male, del padrone di casa. Nessun editore al mondo, però, ha un padrone di casa così ingombrante.

giovedì 21 maggio 2009

Mi vedi?


The Absolute Silence
Originally uploaded by fabbriciuse

Io questo Paese non ve lo lascio.
A scanso di equivoci, e di borghezio-types, no, non sto parlando degli immigrati, di quelli che a noi ci sognano di notte.
Io questo Paese a voi non ve lo lascio, classe dirigente dei miei coglioni.

Non che non ci abbia pensato. A fare che me ne andavo, intendo, che prendevo un aereo senza ritorno per la California. O magari per l'Alaska. Tutta quella neve e niente altro. O una cosa tipo Cambogia, non so. Iris se n'è fuggita a Barcellona e cerca un modo per non tornare. Talitha progetta di andare a studiare a Londra e Simona ha già il biglietto. E le capisco, come no. Ma io resto. Adesso io pianto le mie fottute radici e vi rompo le palle finché non sarete voi ad andarvene.
Io il mio cazzo di Paese non ve lo lascio. Ignoranti, drogati, approfittatori, imbroglioni, presuntuosi inutili esseri umani che non siete altro. Buffoni. Di mezza tacca. Io non ve lo lascio, né il Paese, né quel poco di umanità che ci è rimasta, né la dignità, né il cuore, né il cervello, né gli ideali, né l'etica, né la morale. E non ve li lascio giorno dopo giorno, da Italiano come tutti gli altri, compresi quelli che Italiani non lo sono ancora. Un granello alla volta come le formichine. Non vi lascio distruggere più niente, che il danno è già così tanto.

"In qualsiasi altro paese civile" è la frase che sento ripetere più spesso ultimamente. Basta pescare nel mucchio. Pesco.
Leggete questo articolo. Fino in fondo, ne vale la pena. Poi tornate a questo punto:

"Ha fatto pure scalpore scoprire in questi giorni che i 1.058 "ex" senatori per fortuna ancora in vita costano però 1 milione 726 mila euro per viaggi in treni, aereo o per passaggi autostradali, al netto, ovvio, del vitalizio. Platea di beneficiari ridotta ora a 291 in uno slancio di austerity. Rigorismo che ancora non ha scalfito l'Asis, l'assistenza sanitaria garantita ai senatori e ai deputati e ai loro familiari. Basta pagare 25 euro al mese per ciascun figlio o consorte, ma anche - magia del Parlamento - per il convivente, e ogni cura è assicurata. Gratis. Perché la coppia di fatto che le Camere non hanno mai voluto riconoscere, lì dentro esistono, eccome, da tempo. Per l'esattezza dal 1985, quando è stata approvata la legge 687. Qualche sprovveduto Don Chisciotte, di tanto in tanto, prova pure a divertirsi e ad agitare le acque. In questa legislatura la dipietrista Silvana Mura, con un ddl che prevede tra l'altro la riforma del sistema dei rimborsi, da erogare solo dopo l'esibizione delle spese effettive. "Ma, per usare un eufemismo - racconta - non ha suscitato grandi entusiasmi tra i colleghi"."

Ripeto per i duri di comprendonio:
"Perché la coppia di fatto che le Camere non hanno mai voluto riconoscere, lì dentro esistono, eccome, da tempo. Per l'esattezza dal 1985, quando è stata approvata la legge 687."

Vogliamo aprire gli occhi? Posi il mestolo signora, fa niente se la minestra viene male tanto quel dado vegetale lo hanno fatto con grasso animale mi creda. Molla il telecomando, amico, che la partita la puoi finire di vedere dopo e l'arbitro è stato comprato tre volte. Ehi, ragazza, quella telefonata finiscila domani, anzi passa a trovare il tuo ragazzo e uscite a mangiarvi una pizza sul marciapiede.
Adesso apri bene bene gli occhi e le orecchie. E renditi conto che ti stanno prendendo per il culo. Ridono di te. Mangiano alla tua tavola, finiscono i tuoi cornflakes preferiti, si scopano i tuoi figli e pure la tua donna e ridono di te. Prendono i tuoi soldi e ridono di te.
Ridono continuamente di te.
Non voglio illuderti che sia sufficiente reagire per cambiare tutte le cose. La nobiltà, in una forma o in un'altra, c'è sempre stata e poco ma sicuro ci sarà sempre. Questo però non significa che uno non debba combattere, che non debba a ogni stronzata del signor Silvio o del signor Massimo o di chiunque altro di qualunque side si tratti sollevare la testa e dire cose del tipo "ma sei scemo?" e "non ci provare neanche per scherzo". Se no saremmo ancora tutti schiavi o servi della gleba e probabilmente migreremmo verso paesi più ricchi - che sogno eh?
Guarda, non mi illudo nemmeno che le cose possano migliorare a breve. Ma farsi deridere così, andiamo, non è da te.

lunedì 18 maggio 2009

La Balena Bianca



Originally uploaded by fantaisiee

Ti prende così, alle spalle, mentre cammini per strada un giorno in cui fa appena un po' più caldo. È una cosa che a spiegarla ci hanno messo tutte le storie del mondo. E ancora dovrebbero, ancora ce ne sarebbe bisogno dio solo sa quanto.
Ognuno ha la propria. A volte è una montagna alta come la follia, a volte sono denti neri su facce nere su corpi neri, a volte è quella voglia che ti prende di gettare metodicamente in terra il cappello alla gente. A volte è la mancanza di incubi che tiene zitto il tuo ventre, a volte un libro bianco che invece gli dà voce. Una voce che puzza di lacci di scarpe da ginnastica e sangue mestruale. A volte è il desiderio di fare uscire fuori tutto quanto, perché lo spazio dentro è finito. A volte è un piede che poggia male, nella stessa dannata posizione sbagliata. A volte è un cappello da cacciatore, la risata fuori posto dalla quinta fila o due piccoli libri presi nella stanza di Seymour e Buddy. A volte sono le gambe che non riesci a spogliare. In tutti i casi la soluzione è una sola.
È inutile che insisti a stare dove stai, è inutile che fai finta di nulla. Non funzionerà. Fidati, io lo faccio sempre. E puntualmente non cambia nulla. Quella cosa resta lì. Allora ripeto il mio mantra e caccio un respiro profondo. Poi lo faccio. Mi imbarco su una baleniera.
Se no come la prendo la balena?


Tekeli-li!, Tekeli-li!

lunedì 20 aprile 2009

Continuerò a Leggerlo


Anche se non c'è più, anche se non scriverà più dei giochi da bambini e delle carrozzerie sfregiate dei miei istinti. E ho ancora tutti i racconti da finire.
Aveva un punto di vista, e questo non è mai stato poco.

"Credo nel potere che ha l’immaginazione di plasmare il mondo, di liberare la verità dentro di noi, di cacciare la notte, di trascendere la morte, di incantare le autostrade, di propiziarci gli uccelli, di assicurarsi la fiducia dei folli.

Credo nelle mie ossessioni, nella bellezza degli scontri d’auto, nella pace delle foreste sommerse, negli orgasmi delle spiagge deserte, nell’eleganza dei cimiteri di automobili, nel mistero dei parcheggi multipiano, nella poesia degli hotel abbandonati.

Credo nelle rampe in disuso di Wake Island, che puntano verso il Pacifico della nostra immaginazione.

Credo nel fascino misterioso di Margaret Thatcher, nella curva delle sue narici e nella lucentezza del suo labbro inferiore; nella malinconia dei coscritti argentini feriti; nei sorrisi tormentati del personale delle stazioni di rifornimento; nel mio sogno che Margaret Thatcher sia accarezzata da un giovane soldato argentino in un motel dimenticato, sorvegliato da un benzinaio tubercolotico.

Credo nella bellezza di tutte le donne, nella perfidia della loro immaginazione che mi sfiora il cuore; nell’unione dei loro corpi disillusi con le illusorie sbarre cromate dei banconi dei supermarket; nella loro calda tolleranza per le mie perversioni.

Credo nella morte del domani, nell’esaurirsi del tempo, nella nostra ricerca di un tempo nuovo, nei sorrisi di cameriere di autostrada e negli occhi stanchi dei controllori di volo in aeroporti fuori stagione.

Credo negli organi genitali degli uomini e delle donne importanti, nelle posture di Ronald Reagan, di Margaret Thatcher e della principessa Diana, negli odori dolciastri emessi dalle loro labbra mentre fissano le telecamere di tutto il mondo.

Credo nella pazzia, nella verità dell’inesplicabile, nel buon senso delle pietre, nella follia dei fiori, nel morbo conservato per la razza umana dagli astronauti di Apollo.

Credo nel nulla.

Credo in Max Ernst, Delvaux, Dalì, Tiziano, Goya, Leonardo, Vermeer, De Chirico, Magritte, Redon, Dürer, Tanguy, Facteur Cheval, torri di Watts, Böcklin, Francis Bacon, e in tutti gli artisti invisibili rinchiusi nei manicomi del pianeta.

Credo nell’impossibilità dell’esistenza, nell’umorismo delle montagne, nell’assurdità dell’elettromagnetismo, nella farsa della geometria, nella crudeltà dell’aritmetica, negli intenti omicidi della logica.

Credo nelle donne adolescenti, nel potere di corruzione della postura delle loro gambe, nella purezza dei loro corpi scompigliati, nelle tracce delle loro pudenda lasciate nei bagni di motel malandati.

Credo nei voli, nell’eleganza dell’ala e nella bellezza di ogni cosa che abbia mai volato, nella pietra lanciata da un bambino che porta via con sé la saggezza di statisti e ostetriche.

Credo nella gentilezza del bisturi, nella geometria senza limiti dello schermo cinematografico, nell’universo nascosto nei supermarket, nella solitudine del sole, nella loquacità dei pianeti, nella nostra ripetitività, nell’inesistenza dell’universo e nella noia dell’atomo.

Credo nella luce emessa dai televisori nelle vetrine dei grandi magazzini, nell’intuito messianico delle griglie del radiatore delle automobili esposte, nell’eleganza delle macchie d’olio sulle gondole dei 747 parcheggiati sulle piste catramate dell’aeroporto.

Credo nella non esistenza del passato, nella morte del futuro, e nelle infinite possibilità del presente.

Credo nello sconvolgimento dei sensi: in Rimbaud, William Burroughs, Huysmans, Genet, Celine, Swift, Defoe, Carroll, Coleridge, Kafka.

Credo nei progettisti delle piramidi, dell’Empire State Building, del Fürerbunker di Berlino, delle rampe di lancio di Wake Island.

Credo negli odori corporei della principessa Diana.

Credo nei prossimi cinque minuti.

Credo nella storia dei miei piedi.

Credo nell’emicrania, nella noia dei pomeriggi, nella paura dei calendari, nella perfidia degli orologi.

Credo nell’ansia, nella psicosi, nella disperazione.

Credo nelle perversioni, nelle infatuazioni per alberi, principesse, primi ministri, stazioni di rifornimento in disuso (più belle del Taj Mahal), nuvole e uccelli.

Credo nella morte delle emozioni e nel trionfo dell’immaginazione.

Credo in Tokyo, Benidorm, La Grande Motte, Wake Island, Eniwetok, Dealey Plaza.

Credo nell’alcolismo, nelle malattie veneree, nella febbre e nell’esaurimento.

Credo nel dolore.

Credo nella disperazione.

Credo in tutti i bambini.

Credo nelle mappe, nei diagrammi, nei codici, negli scacchi, nei puzzle, negli orari aerei, nelle segnalazioni d’aeroporto.

Credo a tutti i pretesti.

Credo a tutte le ragioni.

Credo a tutte le allucinazioni.

Credo a tutta la rabbia.

Credo a tutte le mitologie, ricordi, bugie, fantasie, evasioni.

Credo nel mistero e nella malinconia di una mano, nella gentilezza degli alberi, nella saggezza della luce."

JAMES GRAHAM BALLARD

giovedì 16 aprile 2009

Questa è l'Italia, Signora


faceme.
Originally uploaded by anna*morosini

Questa è la risposta data dal sindaco de L'Aquila a una giornalista che chiedeva perché un ospedale che aveva l'agibilità al 70% e quindi non poteva stare aperto era invece aperto.
Ora.
Abbiamo paura di perdere quello che abbiamo e come dice mio padre non abbiamo né la voglia né la forza di dire niente. Ci sta. Stiamo seduti nei nostri salotti o nelle nostre cucine a guardare la tv, ricevendo il cibo premasticato, predigerito, preferito. E ci sta bene. "Prodi era un maiale perché rubava, come tutti gli altri, Berlusconi almeno fa le cose. Voi cosa fate?" Questo mi sono sentito dire più volte di quante ne riesca anche solo a ricordare.
No.
Cioé. Viviamo in un paese che forse non ha mai avuto un governo degno di questo nome, ma questo non significa che non si possa fare. Perché se uno stronzo non avesse rotto i coglioni a tutti con le sue macchine volanti ora non voleremmo nemmeno.
Quindi.
Avere un governo decente anche in Italia non è impossibile. Mi chiedo se sia possibile avere un popolo decente. Questo è il problema. E per decente intendo questo:

So che ci sono e ci saranno sempre i ladri, gli assassini, gli stupratori e chi più ne ha più ne metta, ma sappiamo tutti che sono il male. Lo leggiamo nei libri sin dall'asilo.
Fin qui ci siamo.
Il problema è che grazie al potere mediatico di questo presidente del consiglio e dei burattini che lo sostengono da dietro - e per dietro intendo dietro - be' siamo arrivati al punto che imbrogliare, fare i furbi e i prepotenti è una cosa da geni, da eroi, che evadere le tasse e fottere il prossimo è cosa sacra, buona e giusta. Questo come lo cambiamo?
Come facciamo a capire che se ti picchi con uno per un parcheggio già non è normale, ma se tu tiri fuori il coltello e lo pugnali con l'evidente intenzione di ucciderlo e poi lo uccidi e il tuo avvocato difensore (che è pagato per fare 'sto lavoro quindi deve portare a casa la pagnotta) dice che però sei stato aggredito e in fondo il parcheggio lo avevi trovato tu per primo, be' se succede una cosa del genere - non so immagino eh - a questo punto qualcuno dovrebbe urlare: ma sei scemo?
Invece niente.
Invece se fai delle vignette per far riflettere la gente sul fatto che siamo tutti cari e buoni dopo le tragedie, ma prima siamo tutti lì a contare i soldi del nostro tornaconto vendendo anima corpo e virtù di ogni orifizio, allora se fai vignette così devi essere cacciato perché non puoi attaccare le istituzioni in un momento tragico. Ah sì?
A me sembrava che era un buon momento per far capire che ste cose vanno prevenute, che è sempre meglio che curare. La peste nera l'hanno debellata con i vaccini o no? Non la stanno curando, l'hanno proprio prevenuta.

Ragazze, gente che tanto siete solo 25 che mi leggete se va bene, possiamo costruire una coscienza sociale per cui quelli che vanno al mare in Abruzzo e si spacciano per terremotati per stare negli alberghi aggratis vengano impalati sulla pubblica via o quanto meno dileggiati talmente tanto e con tale accanimento che non ce ne siano più?
Perché credo che un serial killer provi più amore per la vita umana di quella gente.

Questo paese ha bisogno di una coscienza collettiva. Siamo esseri umani, porca puttana.

sabato 4 aprile 2009

lalalalala


.
Originally uploaded by sonia de spa
Quarto piano.
Vincenzo la prima volta che l'ho visto parlava dell'inizio di Una Pallottola Spuntata come se stesse parlando dell'inizio di Persona di Ingmar Bergman.
Così quando è diventato professore andai lì e gli chiesi se potevo laurearmi con lui. Accettò.
Della mia tesi non ha mai detto molto, gli piaceva come scrivevo e quello che dicevo, ma mi avvertiva che non stavo facendo una cosa accademica. E quando mi dicono che sto uscendo dalla righe io allora accelero, mi gaso un casino, cerco di sfondare pure il guardrail se mi riesce. Di solito mi faccio male.
Quella volta litigai con la correlatrice. In sede di discussione. E mi tolse la lode. Che non me ne frega niente ora, ma allora ci tenevo come il primo della classe che mi aspetto sempre di essere. Vincenzo era contento lo stesso. Spero. Abbiamo raccontato la storia di una Dea e del suo Creatore e non è poco.

Terzo piano.
Vincenzo mentre era assistente stava con una assistente della stessa materia, che a noi piaceva un sacco. A me soprattutto. Barbie. E le ha dedicato uno dei suoi libri. Lei aveva i capelli rossi e mi ha insegnato il postmoderno come lui mi ha insegnato il moderno. Me li ricordo che se ne vanno per i corridoi di S. Agnese mano nella mano, alla fine delle lezioni, custodi e rampe dei miei sogni.
Scendono le scale. E lui le dedica un libro.

Secondo piano.
Vincenzo me lo vedo così se chiudo gli occhi. Che parla con fare calmo. Che litiga con il boss dei boss fuori dall'aula per chissà quale motivo. Che a 33 anni aveva già una cattedra.
Il suo libro mi ha insegnato un sacco di più di quanto mi aspettassi: ha chiuso il cerchio.

Primo piano.
Vincenzo il quattro marzo ha accettato la mia richiesta di amicizia su Facebook. Gli ho scritto che volevo vederlo per raccontargli cosa avevo fatto. Magari ne sarebbe stato contento. In fondo è anche merito suo se non ho ancora imparato a evitare i guardrail. Di questi tempi è l'unica cosa che mi tiene in vita in un mondo di morti.

Piano terra.
Vincenzo non ha risposto al mio messaggio. Più tardi, leggendo i commenti sulla sua bacheca capisco che qualcosa non va. E scopro che Vincenzo è morto il 13 marzo. Non si sa come. È caduto all'indietro dal quarto piano di casa sua alle cinque del mattino. E io non so come si cade all'indietro alle cinque del mattino dal balcone di casa tua. Posso immaginarmelo ma è un'immagine da cinema, non è reale.

Il film finisce con una ragazza sulla spiaggia. Ha una sigaretta in mano. Il protagonista la guarda come si guarda tutto quello che si muove così in fretta che quando provi ad allungare la mano non c'è già più.
Ha la voce delle monete cambiate d'estate al baretto all'angolo, quelle che usi per giocare al calcetto mentre i grandi vanno a baciarsi con le ragazze sulle sdraio dei bagni. I suoi piedi nudi lasciano tracce leggere nella sabbia, tracce da infilarci le mani dentro per avere l'illusione di toccarli. Si volta e lo guarda il nostro protagonista che è arrivato fino a qui senza più niente tranne quella maledetta valigia piena di foto. "Domani" dice sorridendo. E come un'idiota anche lui si mette a sorridere. Anzi ride. La valigia si apre e le foto cadono sull'acqua.
Wild World parte in sottofondo. Titoli di coda.

Il pubblico in sala, timidamente ma inesorabilmente, applaude. Un gran bel film.

Prof, mi sa che punto verso un altro guardrail.

venerdì 27 marzo 2009

Forse Non Hai Capito


M
Originally uploaded by green.eggs
Piantiamola con il plurale, piantiamola con il noi. Basta con il 'facciamo qualche modifica qui'. Si tratta di IO e di TE. Non ti sei accorto di niente, troppo impegnato a tenerti il lavoro, che se non stai attento domani ti ritrovi in mezzo a una strada. Troppo impegnato a inculare qualcuno che in fondo la vita è così (allora, ti senti meglio adesso?). Troppo impegnato a commentare l'ultima puntata di XFactor, perché è un programma fatto bene e interessante e bla bla bla.
Lo vedi il bel culo qui accanto? Continua a guardarlo, dai, fai finta di niente. In fondo ti hanno appena privato di una libertà fondamentale, e che sarà mai? Ne hai ancora un sacco. E poi, in fondo, non potrai solamente più decidere cosa fare del TUO corpo. Che vuoi che sia? Anzi, sai che c'è, ci pensa Gasparri, lui che, non avendo chiaramente MAI vissuto nel mondo reale, sta con il partito della vita, il partito vincente. E nessuno, si sa, vuole essere del partito della morte che perde sempre.

Tra uno status di Facebook e l'altro, tra una tetta e un culo andate qui, commentate postate fate qualcosa:
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=339466
http://www.lestorie.rai.it/category/0,1067207,1067002-1084792,00.html
Rrobe
AdrianoBarone
Violetta Bellocchio



Si annunciano novità, mia cara e mio caro. Dal 1 aprile 2009 stabilite con un DL d'urgenza firmato da Benedetto XVI multe salatissime e fino a venti anni di carcere duro, regime 41bis, per chi compra i preservativi al di fuori delle feste di gavettoni per la fine dell'anno scolastico.
La domanda è sempre la stessa e, purtroppo, anche la risposta. Ma gli italiani quante bastonate possono prendere prima di dire basta?


Ah, intanto nel mondo succedono queste cose.

venerdì 20 marzo 2009

PSYCHOBOOK (contenuti speciali per chi ha letto il libro)



Dal rapporto di polizia del 7 marzo 2019 – Sergente Moro – matricola 7479

Ne abbiamo preso un altro. Ci ha chiamato la moglie alle tre e cinquanta del mattino. Si è svegliata e lui non c’era, sul cuscino un biglietto: Mario Brambilla è andato a comprare le sigarette. Mario Brambilla non fuma, ma non era questo il problema. Sotto, in blu, aveva aggiunto: commenta – mi piace. Gli era tornata. La febbre da Facebook.

Lo abbiamo trovato dopo tre giorni in un grande magazzino di Milano Due. Era in uno stato pietoso. Canotta azzurrina ingiallita, calzini beige con ciabatta da turista teutonico in vacanza a Bellaria e boxer extralarge macchiati di salsa cocktail e Dixie al formaggio. Aveva riaperto clandestinamente il suo profilo.
Cambiava status ogni cinquanta secondi esatti, pause fisiologiche comprese. L’ultimo diceva: Mario Brambilla viene arrestato da un amico. Credeva che fossi uno dei suoi contatti. Gli ho detto che non ero su Facebook. “Tutti sono su Facebook” ha risposto “anche la mia ex delle elementari, anzi ora le mando un pesciolino canterino e ti consiglio l’amicizia!”
Sulla bacheca sessanta album di foto a Cefalù, Londra, Egitto e Maldive. Poi aveva attaccato con gli autoscatti. Mai visto tante pose in mutande da quando rubavo il catalogo Postalmarket a mia nonna.
Abbiamo cercato di prenderlo con le buone. Urlava che doveva comprare il nuovo item limitato su Pet Society, altrimenti la gnocca del marketing, quarta abbondante bionda con meches rosa, non gliel’avrebbe mai data. Poi ha preso a piangere perché nessuno commentava, nessuno lo taggava né pokava. E i compagni d’asilo non rispondevano alle richieste d’amicizia. Ho provato a spiegargli che Facebook non esiste più per evitare che gente come lui perda il lavoro, la moglie e ogni briciolo di dignità. Ho provato a spiegargli che un gruppo di resistenza armata per la salvaguardia dei rapporti umani chiamato Psychobook ha iniziato una sanguinosa guerra contro i social network al grido di “Evviva il realismo! Morte a Facebook!” e ha vinto, a caro prezzo, ma ha vinto. Ho provato, è stato inutile: mi ha chiesto se poteva diventare fan del gruppo.
È la peggiore ricaduta che vedo da quella tizia che postava le sue foto nuda dal cellulare e chiedeva l’amicizia alle vecchiette in carrozzina alla fermata della 59. Capita sempre meno spesso ormai e spero che Mario Brambilla sia l’ultimo. Mentre lo trascinavamo via si è aggrappato alla sedia. Ci ha chiesto se poteva creare un evento sul suo arresto, solo un’ultima volta, e se potevamo confermare la nostra presenza. Impietositi gli abbiamo fatto vedere il profilo. E lo abbiamo chiuso prendendo a manganellate il computer. Amo il mio lavoro.

Aggiornamento del 1 settembre 2019
Dopo la riabilitazione Mario Brambilla è guarito. Ride, scherza e la domenica porta moglie e figli a fare picnic in campagna. Quando gli gira guarda la tv e si collega a internet, ma non è che ne abbia bisogno. Viva il realismo! Morte a Facebook!

venerdì 13 marzo 2009

Kick Ass!


Non sono mai stato un fan sfegatato di Mark Millar. Cioé Wanted (il vero Wanted non quella schifezza del film con il culo della Jolie) è stupendo e gli Ultimates non sono da meno. Ma. Non so. Gli mancava sempre qualcosa, un po' di consapevolezza forse, o più semplicemente un po' di vita sotto le ceneri alla fine. Perché ha devastato tanto che quando sono arrivato all'ultima pagina mi serve una ragione, una promessa nel cuore come dice McCarthy.
E stavolta c'è.

Leggete questo fumetto, leggere Kick Ass. Non è ancora finito, potrebbe sempre fare casino nelle prossime uscite eh, ma per ora è perfetto. In pratica comincia con un'idea che all'apparenza sembra solo una trovata: un ragazzino sfigatissimo e normalissimo, drogato di comics e supereroi decide di mettersi davvero a fare il supereroe. E fin qui niente di cui scrivere a casa.
Peccato non abbia superpoteri perché questo mondo è il nostro mondo, quello reale, e lo corchino di mazzate. Sei mesi all'ospedale. Comincia così Kick Ass, fatica adulta della Marvel sezione Icon.
All'apparenza dicevo perché sotto sotto in questo modo Millar riesce a fare una cosa bellissima: riporta alla luce l'entusiasmo del supereroe, quello che senti da ragazzino quando leggi per la prima volta le avventure dell'Uomo Ragno o di Batman. Insomma va letto.
Anche perché i disegni di Romita Jr sono spettacolari, ci ha messo un sacco di se stesso per quelle poche pagine mensili. Dettagli e potenza narrativa da farti stare alzato fino a tardi a rimirartele.

mercoledì 11 marzo 2009

Perplessità


Leggo questo articolo.
Ora.
Prima di tutto non è vero che questo sistema di scannerizzazione umana (che sembra uscito da Atto di Forza) è attivo da oggi negli Stati Uniti a Salt Lake City perché settimana scorsa io ci sono passato all'aeroporto di San Francisco.
Poi.
Che alcuni passeggeri siano perplessi io non lo capisco. E non solo perché a me, se mi vedono nudo, viene da dire "e 'sticazzi?" – non capisco tutta questa ossessione per la privacy, volete controllarmi il cellulare, sapere dove sono, registrare le telefonate? Volete postare le mie foto mezze nude sulle spiagge di Bellaria? Sempre 'sticazzi mi viene da dire. Ma davvero pensate che freghi a qualcuno? È solo una delle tante scuse per approvare decreti legge da regime e prendere per il naso la povera gente. D'altra parte Facebook ha dimostrato che la povera gente della privacy non sa che farsene, vista la quantità di foto seminude postate o di informazioni personali fornite a chiunque – ma non è questo il problema. Il sistema, almeno fino a quando l'ho provato io venerdì e credo sia ancora così, è a scelta. Cioé non sei obbligato a passarci, puoi fare la coda in dieci altre postazioni con metal detector classico. Tu decidi se passarci dentro. Quindi che minaccia alla privacy è?
Non sarebbe più logico apprezzare gli sforzi fatti per impedire che qualcuno porti armi di qualunque tipo sugli aerei? Per una volta che si cerca di prevenire...
Al limite verrebbe da chiedermi se provoca o no radiazioni e simpatici effetti collaterali non previsti. Per ora non mi è cresciuto un terzo capezzolo, quindi sto tranquillo.

Perché questo post? Perché mi sono stancato del pressapochismo, mi sono stancato del giornalismo male-informato (tempo fa scrissi, sempre alla Repubblica online, per far cambiare un servizio video che parlava del bieco uso che la Disney fa dei suoi film di animazione per fare propaganda contro i regimi mondiali nemici degli Stati Uniti: non ho scritto per il servizio in sé, ma perché per dimostrare la teoria si utilizzava Anastasia che non è, notoriamente, un film Disney), giornalismo, dicevo, male-informato che tende a creare paura, che spinge la gente a temere tutto quello che non conosce, a desiderare di essere lasciata in pace in casa propria con il proprio tostapane (come dicevano in Quinto Potere) e a desiderare che alle cose grosse ci pensi qualcun altro. E questo, io penso, è sbagliato.

"Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!"

Il Nostradamus de Noattri


2002 gente. Quindi ben sette anni fa. E questo mi spaventa. Dovrebbe spaventare anche voi, un bel po'.
Avete per caso guardato il TG1 o il TG2 ultimamente?


interessanti letture sul blog di Adriano Barone qui e su quello di Roberto Recchioni qui.

martedì 10 marzo 2009

My Book, My Pic, My Word




Un paio di segnalazioni su come si sta muovendo il piccolo figlio biancorosso che ho partorito in tutta fretta. Il mio libro.

Su anobii c'è una recensione con le quattro stelle.

Giovedì 12 alle 11:00 sono in diretta su radio 105 e dato che sarò proprio lì in studio mi tremano un po' i mutandoni. Mai stato in una radio che io mi ricordi.

Sempre giovedì ma verso le 9:45 sono in diretta sulla RSI, la radiotelevisione Svizzera!

Pazzesco.

domenica 8 marzo 2009

And don't criticize what you can't understand (Watchmen, il film)


Metreon di San Francisco, 06/03/09 ore 00.01

Fra i migliori titoli di testa che abbia mai visto in vita. Non scherzo. Geniali.
Avevo le lacrime agli occhi e lo stomaco in subbuglio.
Il film non so dire cos'è. Non so dire se è bello o brutto. Perché un po' non è un film, un po' è un fumetto che si muove.
Le inquadrature sono spesso identiche a quelle della graphic novel di Alan Moore e Dave Gibbons, perché per metterci un po' - non tutto che tutto era impossibile - Snyder ha usato più le interruzioni, la closure, insomma i salti logici e temporali fortissimi che di solito si usano nel fumetto e non nel cinema. E nel cinema fa un po' strano che non ci siano pause e tutto si muove a secondi, come trecento videoclip messi insieme.
Quindi non è un film in senso classico e non lo so mica se funziona, io so a memoria il fumetto sapevo le battute prima che le dicevano. Non posso dirlo. Inoltre tutti si pestano troppo, le sorprese sono solo audio a palla e poco altro. E il finale cambiato è cambiato solo in superficie, per il resto l'idea è quella. Funziona anche così, è meno spiazzante e forse per questo la reazione mondiale così repentina è meno comprensibile, ma ci sta tutto.
Poi, alla fine, queste cose che ho detto lasciano un po' il tempo che trovano. E i personaggi sono bellissimi, sono fottutamente veri. Non come le macchiette che riempiono il cinema di solito. Sono persone complete e sono di più, sono eroi.
Sembrava di essere dentro l'Iliade a un certo punto. Come quando a scuola per un secondo, solo per un secondo, superi l'odio naturale che hai per le cose che ti costringono a leggere e ti resta addosso una sensazione profonda e potente, di qualcosa di antico e vero e la tua vita ti sembra viaggi più in alto, in un certo senso. E sei lì sul banco che disegni omini che si combattono sotto le mura della città, anzi sei lì con loro a combattere e sentire la polvere in bocca che ti gratta la lingua asciutta e arriva Apollo che fa un mazzo così a tutti tranne che a Diomede e via così...
E le scene aggiunte (più o meno c'erano tutte nelle parti di testo della graphic novel, ma non erano visualizzate) da Snyder sono bellissime.
E c'è una scena di sesso quasi vera, insomma almeno ci hanno provato a non fare la solita roba da stacco sui primi piani e loro a letto sorridenti. Scopano. Evvivadio. E su Leonard Cohen per giunta.

Io l'ho visto a mezzanotte. Con gli americani che urlavano e applaudivano il nome di Rorschach. Non so dire se è bello o brutto, però posso dire che mi è piaciuto da morire e non mi esce da dentro. Andatelo a vedere, fatevi 'sto favore.



Le domande rimaste in sospeso:

Quanto cacchio hanno speso per la colonna sonora?
Quanto è costata la plastica facciale a Rorschach per farlo uguale al fumetto?
Quanto è bella Malin Akerman?
Quanto si assomigliano Berlusconi e Nixon?

a presto con le risposte

giovedì 5 marzo 2009

C'è Pure lo Sconto!

Suona molto nerd e molto poco intellettuale, lo so. Gli scrittori veri non fanno così. Ma chissene.
Io sabato scorso ho fatto una coda immane solo per vedere Carrie Fisher, andiamo.

Cioé, c'è il mio libro alla Feltrinelli. Da non crederci che sia vero.

Che poi...


Time 001
Originally uploaded by clemato
THE READER, continua...

Quando Michael chiede ad Hanna cosa ha imparato riguardo al passato, lei risponde che non ha imparato niente, a parte a leggere e scrivere.
E come mi ricorda la Donna Senza Testa nel commento al post precedente c'è la giovane sopravvissuta ai campi che dice: "Se cerca la catarsi vada al cinema o a teatro, non in un campo di sterminio. Non c'è niente in un campo di stremino, niente."
E invece. Alla fine del film (ok, non leggete oltre se non lo avete visto) alla fine del film Michael è con sua figlia sulla tomba di Hanna. Lei chiede chi fosse e lui comincia a raccontare. "Avevo 15 anni, stavo tornando a casa e stavo male..."

Alla fine non è vero che non è venuto fuori niente dal campo di sterminio, non è vero che i morti restano morti e non è vero che lei ha imparato solo a leggere e scrivere. Perché Hanna stessa è diventata una storia, come quelle che amava farsi raccontare. Una storia terribile, orribile e schifosa. Ma pur sempre una storia. E questo conta.

martedì 3 marzo 2009

La Morte degli Sceneggiatori (Cinematografici)?


Qualcuno sa cosa è successo a questa categoria?
Malattie veneree? Malattie mentali? Troppe pippe e poche donne? Troppi soldi o troppi pochi? Li hanno messi fuori legge, sterminati e sostituiti con maiali geneticamente modificati che hanno il pollice opponibile?
Ora, mi rendo conto, lo vedo anche qui in America, che la crisi metta tutti sul chi va là. Così c'è gente, professionisti che un lavoro ce l'hanno ancora, che se la fa sotto, produce male e con aggressività. Fa dischi, libri, giochi, copertine orribili e non accetta un no come risposta. Si arrocca su posizioni indifendibili come uno beccato a tradire la moglie: "Ma no, amore, non è come pensi. Lei è inciampata e io sono caduto."
Però, diamine, possibile che nessuno sappia più scrivere un film?

Ok lo schema classico, il viaggio dell'eroe o come volete chiamarlo, non funziona più. Semplicemente è arrivato al capolinea anche solo come vago punto di riferimento (parlo del punto di vista sul viaggio dell'eroe non il viaggio in sé che in quanto archetipico non può non funzionare). E quindi o hai una visione molto potente di quello che vuoi fare (che è sempre stata la via italiana) oppure le capacità tecniche, da sole, non bastano. È una crisi umana non solo economica. Una crisi etica e morale. Ci stiamo perdendo. E io penso che solo film critici che fanno di questa crisi il loro oggetto funzionino davvero. Come lo è stato The Dark Knight, come lo è The Wrestler che consiglio a tutti, davvero.

THE WRESTLER
Regia pulita, efficace, con quel gusto per l'inquadratura speciale ma dosata, un punto di vista spesso di spalle con la persona in primo piano che non ti guarda ma che sei tu in effetti, come in un videogame. E una sceneggiatura che non ti accorgi nemmeno che è stata scritta, che c'è ma non si vede e quando si vede è solo per colpirti bene e forte e duro. Bellissimo.
Le cose che dice sono simili per molti versi a The Dark Knight. C'è un discorso alla base su cosa fare ora, in questo mondo. Sul fatto che per gli eroi, di quelli da epopea epica, non c'è più spazio. Sul fatto che le colpe dei padri e delle madri ricadono sempre sui figli e poi tutto diventa una merda. Che non sappiamo cosa stia succedendo alla Donna, perché la Donna sta cambiando e solo quando scoprirà chi è veramente allora noi sapremo dove stiamo andando. E sul fatto, infine, che ci sono cose per cui vale la pena più che per altre. E sono le più piccole e le più semplici. Tornerà il momento di andare a salvare il mondo, ma non è oggi. Oggi vedi di non sprecare quello che hai, che è già tanto.

THE READER
Niente male davvero. Riesce a commuovere e a muovere. Per chi ama L'Allievo forse ci sono troppe facilonerie e al contempo troppe intellettualonerie, ma vale la pena vederlo perché qui il personaggio lo segui, non ne esci e ti chiedi, a un certo punto, cosa faresti tu. Avrei evitato i quattro flussi temporali sovrapposti e il fatto che tutte le donne che 'sto qui incontra sono gnocche da paura, però mi è piaciuto. E Kate Winslet è bella pure senza trucco, di una bellezza casalinga. Terribile frase dell'anno (cito a memoria): "che importa che ho imparato io, i morti restano morti".

Invece. Non capisco:

THE MILLIONAIRE
Allora. Prima mezz'ora da paura. Sembrava di vedere la versione 2009 di Huckleberry Finn. Avevo le lacrime agli occhi. Poi. Poi una serie di scene girate da dio, direttore delle fotografia e regista in estasi e occhi che danzano. Ma lo sceneggiatore era in coma e nessuno se n'è accorto. 20cc di morfina, vi prego.
Ora, mi rendo conto che si tratta di un modello narrativo indiano che non ci appartiene, melodramma con regole proprie che dobbiamo capire e bla bla bla. Io non ho creduto nemmeno per cinque minuti a niente. Né alla storia d'amore (è una donna quella lì?) né al rapporto fratello fratello (dategli qualcosa, è schizofrenico) né ai sogni di Jamal (io continuo a pensare che il deus ex machina non funzioni da 2000 anni a questa parte poi fate vobis).
Non poteva essere che Jamal sceglieva di andare da Latika invece di vincere dei soldi in tv? Che almeno dava un po' di valore alla cosa? Sarà che sono cresciuto con roba wilderiana tipo "e non ho avuto i soldi e non ho avuto la donna" però io non penso che sia così che si fa una storia. Ah e per favore non esiste che dai un appuntamento alla donna della tua vita tipo "ci vediamo alla stazione": cazzo stiamo parlando di un subcontinente, il più popolato al mondo dopo la Cina, dai. Ho capito la sospensione dell'incredulità ma così è ridicolo. Ok, sfogo finito.

Poi.

CORALINE
Neil Gaiman è troppo intelligente. E vuole troppo fare lo scrittore. I suoi ultimi libri sono perfetti ma non hanno un minimo di sentimento manco a cercarlo col lanternino. E visto che lui vuole fare cose profonde e sentimentali direi che ha un problema. Non gli viene più di muovere le persone come sapeva fare. Ma vabbé, ci può stare. I suoi libri scorrono che è un piacere e arrivi alla fine senza ammaccature.
Peccato che nel film tratto dalla sua bellissima novel abbiano aggiunto personaggi che non c'erano - tipo il ragazzino - e abbiano seguito alla lettera un manuale di sceneggiatura, tipo McKee. Tutto sembra perfetto, tutto è perfetto: così tanto che ognuno fa esattamente quello che deve fare. E proprio qui sta il problema. Fanno quello che devono, non è naturale. E torna tutto per forza, e non riesci a perderti in una storia che dovrebbe per prima cosa farti perdere. Ah, e ci sono ben TRE deus ex machina. Cos'è, un'epidemia? Visivamente però, gente, è un capolavoro. E va visto in 3D, da urlo.


Giovedì proiezione di mezzanotte di Watchmen. Ho voglia di entusiasmarmi come un ragazzino, di quelli che ho visto alla Wondercon. Non mi vesto da Dr. Manhattan solo perché non c'ho il fisico e nemmeno la donna seminuda a fianco.

venerdì 27 febbraio 2009

Mosci e Viscidi


Lawyers, Guns and...
Originally uploaded by tread
– Pronto?
– Ehi, come va?
– Ciao Ale, senti, sono un po' presa ora come ora possiamo sentirci dopo?
–...
– Era urgente?
–...
– Ale che succede?
– Perché non hai accettato di partecipare all'evento del mio libro, vuol dire che non lo compri? Sei anche fra i ringraziamenti.
– Quale evento, Ale?
– Quello che ti ho mandato su Facebook, per l'uscita del mio libro. Cioè un sacco di gente ha detto che non parteciperà e io non capisco, sono incazzati con me o cosa? È perché l'anno scorso non sono venuto con te al concerto di Robbie Williams, vero? Però, scusa, è il mio primo libro e insomma...
– Ale
– Sì?
– Io agli inviti rispondo no senza nemmeno guardare cosa sono. E mi sa che fanno così tutti quanti.
– Ah
– Se me lo rimandi accetto.
– Non posso rimandartelo, devi andare tu sulla pagina e cambiare dicendo che parteciperai.
– Mandami il link.
– Mandato. Lo fai subito?
– Magari dopo, ok?
– Ma lo fai, vero?
– Certo. Oh aspetta. È dal 24 al 28 febbraio. Non posso.
– Come non puoi, non è mica una cosa cui devi andare, è fino al 28 ma è solo per pubblicizzare il libro...
– Eh, ma sai, c'ho il concerto di Robbie Williams.

Ale Q è regredito allo stadio di un neonato. I pannolini gli irritano la pelle e il borotalco lo fa starnutire. Ma i pisolini sono fantastici.
Tra un formaggino e l'altro si devasta l'ego leggendo uno dei blog meglio scritti della rete. Duchesne. Cazzo che dialoghi.

mercoledì 25 febbraio 2009

IN LIBRERIA!

Ok, c'è.
In libreria, magari non in tutte, ma è uscito. Ora che verrà letto mi vengono in mente un milione di cose che non piaceranno e almeno un milione che vorrei invece piacessero.

Essere qui e non lì è decisamente strano, ma torno fra una settimana e poi ci sono persone (come Cri A. che mi ha fatto questa foto qui o Ale M. che mi ha mandato il primo sms stanotte) che mi stanno facendo sentire come se fossi davanti al bancone delle novità stamattina.

God Bless You my friends

lunedì 23 febbraio 2009

Superficie

Vai al grocery store, per prendere un paio di cose da cucinare, niente di che, per un pranzo e qualche colazione.
La prima cosa che ti manda a male dei supermercati americani è che se devi prendere i cereali per la mattina ti viene l'esaurimento nervoso a scegliere fra settantamila tipi di schifezze coloratissime e altrettanti tipi di natural things super salutiste con confezioni candide e lucenti.
Hanno banconi con tutto quello che si può desiderare, che è sempre troppo. Di cioccolato, per esempio, ce ne sono due di banconi, non scherzo, e puoi perderci un'ora buona a trovare una barretta di cioccolato fondente normale. Col latte per esempio ho lasciato perdere. Non si può, non capisco qual'è quello normale. Chiedo al mio amico Craig e lui risponde con una domanda: "normal? what do you mean?"

Ma non è questo quello di cui volevo parlare. Andiamo al bancone del pesce. C'è uno grosso come una cassapanca austriaca con tatuaggi dappertutto che ci sorride e chiede "come va?". Qui tutti chiedono come va. E non è che lo chiedono così tanto per, si aspettano che tu non solo risponda, ma chieda anche come va a loro. A lui va bene e anche a noi direi, molto. Chiediamo un pezzo di salmone. Ci sceglie lui quello più giusto per due. Ce lo pesa, sorride, ce lo incarta e consegna. Salutiamo e ringraziamo. Fin qui tutto normale. Più o meno. Perché prima di chiedere eravamo incerti così Craig ha detto a un tipo in coda, faccia pure, e il tipo in coda risponde, ehi amico guarda con calma, poi faccio io, nessun problema.
La prima cosa che pensi è che si drogano.
Passiamo alla frutta. E qui io non ho retto. Craig chiede al commesso, che avrà avuto sì e no 30 anni nero alto e ben messo, gli chiede (dopo aver chiesto come va anche a lui ovvio) quali sono le arance più buone. Il tipo sorride e comincia a spiegare che quelle al bancone A sono appena arrivate e sono succosissime, ma sono un po' forti, mentre quelle al bancone B sono più dure, ma molto più dolci. Chiede quali preferiamo in genere, se vogliamo mangiarle o farci il succo, insomma alla fine ci consiglia quali prendere, sorride e ci saluta.
Ora. Questo non era un negozietto di provincia, ok? Questo è un supermercato bello grosso, non dico enorme ma abbastanza perché in Europa i commessi siano incazzati neri dalla mattina alla sera e se gli chiedi come sono le arance è facile che te le tirano dietro. Però. Io non sto dicendo che questo sia il paese ideale, che non ci sia una fila lunga mezzo chilometro di barboni alla missione a trenta metri da qui, che le donne siano sottopagate e sfruttate, che hanno una violenza minorile che non abbiamo nemmeno un'idea. Questo è quello che ho visto, che vedo ogni giorno e quello che vedo ogni giorno è che quando possono sorridono, sono gentili e si aspettano gentilezza in cambio. E magari hai avuto una giornata di merda e non vuoi sorridere, ma magari i tuoi di problemi sono niente in confronto a quelli in coda qua dietro e se sorridi e ti sorridono stai sicuro che ti migliora la giornata. E pensi che vivere non è poi così male. Che tu faccia la star del fumetto internazionale o il commesso al grocery store di Portland, Oregon.

Detto questo loro qui si aspettano grandi cose da Obama, non ne hanno ancora viste molte, ma sperano. E di noi non sanno nulla eccetto che chi ha chiamato abbronzato il loro presidente ha fatto solo la figura dell'idiota e che chi è palesemente colpevole di corruzione perché il suo corrotto viene condannato (ehi, sarà mica lo stesso?), be' qui non ha vita facile.

È solo superficie, sapete, ma penso all'acqua e non posso fare a meno di chiedermi quanto sia importante una superficie per dare forma all'acqua.

domani sera grande partita a poker fra true american men, con birra e pizza
se sopravvivo vi racconto

mercoledì 18 febbraio 2009

Centimetri


PHOTO & CO
Originally uploaded by photo&co


"Non sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, ma i governi che devono aver paura dei propri popoli"

Leggete
e guardate
e guardate

vado a vedere come si sta abbronzati,
a scrivere di infami e bambini
poi torno

al 7 marzo...

martedì 17 febbraio 2009

Il Pranzo è Servito


Ieri ero a pranzo con alcuni colleghi.
Si parla di persone di una certa cultura, provenienti da mondi diversi, da esperienze diverse, persino da regioni diverse.
Maschi e femmine. Appassionati di X Factor in attesa del Festival di san remo, che leggono più di due libri l'anno e pagano le tasse.
Ora, parlando con queste persone è venuto fuori uno dei tanti argomenti di moda negli ultimi tempi (c'è l'imbarazzo della scelta). Le intercettazioni.

Non ricordo il giorno ma qualche settimana fa ho visto un servizio al telegiornale di raidue in cui si parlava di questo spinoso e importantissimo problema. Con tanto di animazioni create ad hoc in 3D (vorrei che si riflettesse su questa cosa considerando quanto tempo si è speso per realizzare sì e no 30 secondi di animato per un servizio) in montaggio alternato alle immagini più d'impatto del film "Nemico Pubblico" con Will Smith, veniva spiegato il seguente concetto leggermente persecutorio con un tono poco poco allarmista:
ATTENZIONE! TU, CITTADINO, LO SAPEVI CHE SE STAI PARLANDO AL CELLULARE CON UN TUO AMICO E QUESTO TUO AMICO È INTERCETTATO ANCHE TU CORRI IL RISCHIO DI ESSERE INTERCETTATO? È TERRIBILE! NON HAI PAURA?
Mio padre abbassa la forchetta, stava mangiando un piatto di pasta e fagioli (siamo famiglia nazional popolare che vede la TV a pranzo e cena, lo confesso), e mi guarda con fare stranito. Dovete sapere che mio padre non è uno di quelli che fa casino. Alle cene con amici non parla mai, in pubblico si esprime a monosillabi e pure in famiglia non è che sia questo interlocutore. Quando ero piccolo ricordo che era capace di stare zitto per un mese intero, giorno più giorno meno. E non sto dicendo stare zitto così tanto per, lui stava proprio ZITTO. Non parlava. Nemmeno un ciao. Zero. Oggi è migliorato, un pochino, e diciamo che parla come uno che parla poco. Ma niente parolacce. Gliene avrò sentite dire sì e no una decina in 30 anni e tutte negli ultimi mesi. Be', insomma, l'altro giorno dopo quel servizio che spiegava la necessità (tg2, ripeto) di una legge che regoli il selvaggio mondo delle intercettazioni, lui lascia la sua forchetta carica di pasta e fagioli e dice: MA CHE CAZZO STANNO DICENDO?
Riassumo. Se io sono al telefono con un mio amico intercettato intercettano anche me che non c'entro niente. Ok. Il mio amico se lo intercettano un motivo ci sarà, ma lasciamo perdere. Facciamo che anche lui è vittima di una trappola, uno sbaglio, una persecuzione. Mi sorge spontanea una domanda che è la stessa che ha risvegliato mio padre dal suo torpore. Ma a me, Alessandro Q Ferrari, ma che cazzo me ne frega?
Voglio dire, intercettatemi! Volete ascoltarvi le mie telefonate? E dopo che le avete ascoltate? Volete mappare la mia posizione, sapere sempre dove sono in qualsiasi momento? Sinceramente, chissenefrega.
Anche perché credo, ma potrei sbagliarmi, che non siano le persone come me o l'account new business di Tortona che guarda il Grande Fratello e vota Mastella le persone che genericamente vengono intercettate. Ho più il sospetto che si tratti di sospetti criminali, mafiosi et smilia e soprattutto, in larga parte, politici. Io non sono un politico, non ho niente da nascondere. Quindi. Fate pure. E piantiamola con le scuse.

Spiego questo mio punto di vista in modo accorato ai commensali (ricordate, sono a pranzo con colleghi), e tutti mi dicono: in effetti a noi, ma che ce ne frega?
Quindi. Il servizio del tg2 era chiaramente volto a creare panico, non riesco a vederla in un altro modo. E se crei panico, è con uno scopo: vuoi spingere la gente ad avere paura e, come dice Alan Moore, a mettersi nelle mani del più forte in campo. Così sei sicuro che nessuno ti farà male e tu sarai felice e contento e senza paura.
Ci rendiamo conto che stiamo affidando la nostra sorte, i nostri valori, il nostro crederci al bullo di quartiere così siamo al sicuro? Rischiando che questo poi picchi noi se ci azzardiamo a dirgli qualcosa?

Non so. Non mi piace.